THE DOORS “BACK DOOR MAN”: ORIGINE E SVILUPPO – PARTE 2


PUOI TROVARE LA PARTE 1 A QUESTO LINK


Arriviamo così all’agosto 1966, quando i Doors registrano “Back Door Man” superando in termini qualitativi tutti i tentativi precedentemente fatti. Essi mantengono la traccia nell’ambito del Blues, come l’originale, pur facendo risaltare al suo interno diversi elementi innovativi.

In questa traccia, l’incisività del ritmo, garantita dal basso elettrico all’unisono con la grancassa della batteria, è resa ancora più efficace dal pianoforte di Manzarek.

Quest’ultimo strumento viene suonato, infatti, quasi come fosse una percussione, con accordi che sottolineano costantemente l’aria sfrontata che i Doors vogliono conferire al brano.

Il tutto è avvolto dal suono allungato, acuto e scorrevole dell’organo elettrico, ancora una volta suonato da Manzarek. Forse è proprio l’organo elettrico che più caratterizza il profilo musicale complessivo di “Back Door Man” dei Doors.

L’equilibrio tra l’assertività della sezione ritmica da un lato e la forte carica sensuale generata dalla voce di Morrison e dall’organo elettrico dall’altro lato, può essere definita quasi perfetta.

L’assolo di Krieger alla chitarra elettrica, posto al centro del brano, non colpisce particolarmente per originalità. Tuttavia, riesce a tenere piacevolmente assieme il Blues e il Rock.

A completare il quadro appena fatto, c’è naturalmente la inconfondibile e magnetica voce di Jim Morrison. Essa, pur rispettando la natura Blues del pezzo, gli infonde un nuovo spirito trasgressivo e rivoluzionario: quello della seconda metà degli anni ’60.

La performance vocale si colloca al suggestivo ed emozionante punto di incontro tra rabbia, arroganza, seduzione e passione carnale. Impossibile immaginare qualcosa di più appropriato e coinvolgente per questa canzone e per suo testo.

I Doors non sapevano però che tra la versione di Hammond Jr. (1964) e la loro (agosto 1966), altri due gruppi avevano tentato di riproporre questa traccia, in entrambi i casi con risultati interessanti e di buona qualità.

In primo luogo, citiamo gli australiani Pink Finks. Formatisi nel 1965, proprio durante quell’anno pubblicano un singolo che ha per lato A “Back Door Man”.

La loro interpretazione di questa canzone si ispira, come approccio, all’originale di Howlin’ Wolf, pur mantenendo l’armonica e le maracas usate da Hammond Jr. nel 1964 (vedi la parte 1 di questo articolo).

Pur affrancandosi in parte dal Blues per avvicinarsi al Rhythm and Blues, la loro resa di questo pezzo non è affatto male e, realizzata un anno prima dei Doors, ne conferma la popolarità tra i musicisti di quegli anni.

In secondo luogo, sono gli americani Blues Project ad anticipare ancora una volta i Doors, sebbene di pochi mesi, nel proporre “Back Door Man”.

Il loro primo LP è registrato dal vivo al Caffè Au Go Go di New York ed esce nel marzo 1966. Qui troviamo una versione velocizzata del blues di Howling Wolf, suonata ottimamente dal punto di vista tecnico grazie alle notevoli capacità strumentali del gruppo.

Trasposta sotto forma di Rhythm and Blues, la canzone spicca soprattutto, ma non solo, per il ritmo incalzante ed estremamente coinvolgente creato dalla ben congegnata sinergia tra batteria e dal basso elettrico.

Finisce qui il viaggio in questo brano Blues. Esso ha trovato la sua forma più completa, convincente ed avvincente nella versione dei Doors, tanto da essere ancora oggi indissolubilmente associata al quartetto californiano.


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