"CARS HISS BY MY WINDOW" DEI DOORS: UN BLUES DI JIM MORRISON


Il tumulto causato dal controverso e storico concerto di Miami (1° marzo 1969) costrinse i Doors a ripensare il proprio futuro artistico.

La cancellazione del tour che stava prendendo il via proprio da quella città ed una pausa di tre mesi e mezzo, iniziata con una vacanza in Giamaica, distese gli animi dei quattro musicisti.

L’estate ’69 fu dunque un periodo di ricerca musicale per il gruppo californiano, punteggiata da sporadici concerti e volta ad individuare una nuova direzione nella quale indirizzare la propria creatività.

Contemporaneamente alla pubblicazione dell’LP “The Soft Parade”, il quartetto si esibì all’Aquarius Theatre di Los Angeles (21 luglio ’69). Lo show fu pensato per rilanciare l’immagine pubblica dei Doors ed accumulare materiale utile alla compilazione di un disco live.

Il giorno seguente, 22 luglio, si tenne una lunga jam session nei locali del teatro, nella quale Morrison, Manzarek, Krieger e Densmore si abbandonarono a improvvisazioni strumentali e poetiche dallo spirito rilassato alternate a dialoghi scherzosamente ondivaghi.

Il nastro che ne deriva ci consente di datare in questo contesto la prima testimonianza di audio di “Cars Hiss By My Window”.

Qui la canzone appare solo fugacemente, attraverso pochi coinvolgenti secondi, nell’ambito di una protratta improvvisazione blues.

Benché incompleta ed appena accennata, la sua struttura è già compiutamente delineata nei tratti di una sequenza lineare, composta dal susseguirsi di strofa-strofa-ritornello.

Essa denota con immediatezza il mai sopito interesse di Morrison per il genere Blues nella sua declinazione detta “Chicago Blues”.

Nei mesi successivi la band perderà interesse nello sviluppare ulteriormente la composizione, tornando a prenderla in considerazione solamente nel dicembre 1970, nel corso delle registrazioni dell’album “L.A. Woman” (poi pubblicato nell’aprile 1971).

Essa viene qui elaborata in maniera definitiva durante una giornata dedicata specificatamente a provare soluzioni sonore legate al Blues (tra le quali “Been Down So Long”, “Crawling King Snake” e altre).

In una delle varie versioni alternative di “Cars Hiss By My Window” provenienti dalle session del disco (tutte sostanzialmente aderenti a quella scelta come traccia ufficiale) è Morrison a svelare, in maniera piuttosto colorita, la fonte dell’ispirazione retrostante l’arrangiamento del brano.

Il cantante ne annuncia infatti il nome provvisorio in maniera spiritosamente formale: “This is called … The Bastard Son Of Jimmy And Mama Reed, take one” (in italiano: “Questa si chiama … Il Figlio Illegittimo Di Jimmy E Mama Reed, prima prova”).

L’allusione è al noto artista blues e rhythm and blues Jimmy Reed, il quale era stato un eminente esponente di queste affascinanti forme espressive a cavallo tra gli anni ’50 e ’60, nonché punto di riferimento per gli esordi di gruppi come i Rolling Stones, gli Animals, etc.

Da queste premesse i Doors fanno scaturire un suono fortemente debitore al già citato Chicago Blues, il cui ritmo è rallentato vistosamente al fine di enfatizzare l’atmosfera malinconicamente indolente del pezzo e, allo stesso tempo, evidenziare il contrasto costituito dall’incalzante episodio seguente (la title track “L.A. Woman”).

I quattro minuti abbondanti della canzone nelle sue sembianze ufficiali (qui il link) sono permeati da vibrazioni elettriche morbidamente ovattate, le quali fluttuano su accordi tipicamente blues ripetuti da basso elettrico e chitarra elettrica ritmica (rispettivamente da attribuire ai due sessionman Jerry Scheff e Mark Benno).

Questo tenue e impalpabile accompagnamento scorre pigramente lungo la corrente, costante e delicatamente incisiva, fatta risuonare dalle spazzole di Densmore sul tamburo rullante.

In questo modo la musica si congiunge suggestivamente al testo, basato sul tema, ricorrente nel blues, di un amore reso difficoltoso, se non impossibile, dal rifiuto opposto dalla persona amata.

Le parole, scritte da Morrison, descrivono questa circostanza usando la voce del protagonista in prima persona; la scena si svolge di notte, venendo raccontata dall’interno di una camera di motel situata nei pressi di una spiaggia (probabilmente Venice Beach a Los Angeles).

Il colori scuri e soffusi disegnati dalla sezione ritmica si fondono dunque alle immagini evocate dall’autore con una efficacia comunicativa raramente toccata nel Blues degli anni ’60-‘70.

Il canto intenso e profondo di Morrison rappresenta l’elemento di spicco attorno al quale ruota la composizione: il timbro del frontman si immedesima nella tradizione del Chicago Blues più autentico, evitando accuratamente ogni concessione alla contemporaneità rock o rock blues del 1970.

Egli affronta i versi con un approccio vocale disteso ed immerso in una fosca quiete, ponendosi all’incrocio tra un solenne risentimento per l’abbandono subito ed una dolente cordoglio per la propria sorte.

In questo pezzo Morrison canta pensando ad un nuovo stile per la sua personalità artistico-musicale, il quale lo vede immobile davanti al microfono con fare al contempo dimesso e misterioso, stringendo in una mano la sabbia della California e nell’altra l’indirizzo di un club blues di Chicago.

“Cars Hiss By My Window” è impreziosita da dalla chitarra elettrica di Robby Krieger, la quale tratteggia l’evanescente riff che caratterizza il brano: meste note a commento del procedere sommesso del pezzo.

Il chitarrista si mette inoltre alla prova in un assolo dove le sei corde sussurrano l’idioma blues, smussandone i caratteristici spigoli per mezzo di un fingerpicking lieve e capace di commiserare le disavventure sentimentali narrate dal testo.

Un altro assolo chiude la traccia, questa volta affidato, caso unico nella discografia dei Doors, alla fantasiosa vocalità di Morrison (qui intento a simulare per circa trenta secondi il suono dell’armonica blues con la propria voce).

L’assenza del tastierista Ray Manzarek dalla registrazione non diminuisce il fascino di “Cars Hiss By My Window”: una canzone dove la semplicità della costruzione musicale getta luce sulla penombra delle emozioni che solo il blues sa sprigionare.


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