L'EVOLUZIONE MUSICALE DI "YOU MAKE ME REAL" DEI DOORS (1969 - '70)
“You Make Me
Real” dei Doors è una vivace composizione rock di Jim Morrison derivata dal genere
Rhythm And Blues popolare nella prima metà degli anni ’60 in Inghilterra e negli
Stati Uniti.
Essa appartiene
al primo periodo dalla band californiana ed entra a fare parte delle scalette
di numerosi concerti tenuti a Los Angeles nel 1966 dal quartetto (qui il link all’articolo dove analizzo e contestualizzo la prima versione disponibile di questo pezzo suonata al London Fog, un locale della città).
Non rientrando
tra le tracce registrate per il primo disco ("The Doors”, inciso alla fine
dell’estate ’66), il brano esce gradualmente dal repertorio del gruppo, venendo
definitivamente accantonato con l’avvento del 1967 e sostituito nei live da
altre opzioni sonore.
Dopo due anni e
mezzo di oblio, vediamo riemergere “You Make Me Real” il 21 luglio 1969,
nell’ambito del concerto che i Doors suonano all’Aquarius Theatre di Los
Angeles.
Il momento è
completamente diverso se confrontato a quello nel quale la canzone è stata
inizialmente concepita. Il rock, evolutosi nel frattempo in svariate direzioni,
non contempla più il paradigma connesso al Rhythm And Blues che ne aveva invece
contraddistinto i primi emozionanti passi a metà degli anni ’60.
Anche Morrison,
Manzarek, Krieger e Densmore avevano attraversato rilevanti mutamenti di stile,
incontrando sul proprio cammino sia un notevole successo di pubblico che
insidiose scosse alla propria stabilità interna.
Portando con sé
sul palco questo multiforme bagaglio musicale e personale, la band prova a fare
rivivere il pezzo sul palco nell’estate ’69 (qui il link).
Il risultato di
questa performance è ambivalente: l’arrangiamento sostanzialmente inalterato
rispetto al ’66 lascia un ricordo piacevole, ma non particolarmente incisivo, venendo
utilizzato in entrambi gli show di quella serata come riempitivo tra brani di
maggiore spessore.
Qui il pezzo si
estende leggermente rispetto alla durata originale del ‘66, i due assoli di
chitarra elettrica sono maggiormente in rilievo grazie ad una registrazione di
più alta qualità, il riff principale è modificato nella sua parte finale, la
voce di Morrison si è riempita, nel tempo intercorso, di sfumature complesse e
affascinanti.
Tutto questo
confluisce in una versione coinvolgente e ricca di energia, sebbene si avverta
distintamente il peso degli anni su di una composizione frutto dell’entusiastica
passione mostrata dai Doors verso il Rhythm And Blues al principio della loro
carriera.
Lo spettacolo all’Aquarius
Theatre riporta il brano a circolare nuovamente tra le idee dei quattro
musicisti californiani, i quali, al termine dello stesso anno lo prendono in
considerazione per l’album “Morrison Hotel” (registrato prevalentemente nel novembre-dicembre
1969).
Adattandosi
meglio al feeling rock che i Doors intendevano conferire all’LP, “You Make Me
Real” è preferita ad altri pezzi disponibili, venendo così incisa per la prima
volta su vinile a distanza di quasi quattro anni dalla sua prima comparsa nelle
esibizioni dal vivo della band.
La versione
contenuta in “Morrison Hotel” (pubblicato nel febbraio 1970) è certamente la
meglio conosciuta nonché quella capace di esprimere l’impatto sonoro più convincente
all’ascolto (qui il link).
Il riff che
possiamo seguire durante la strofa assume un aspetto melodico tramite l’aggiunta
di due scorrevoli accordi supplementari al secco e percussivo tema del 1966.
Un riff che, privato
in questo modo del suo aspetto tagliente, è delineato da due strumenti.
Il primo è il pianoforte
di Ray Manzarek modificato da piccoli oggetti di ferro posti sulle corde (tack
piano) per trasformarne il suono originario in quello di un pianoforte
verticale degli anni ’20.
Il secondo è la
chitarra elettrica di Robby Krieger, il cui andamento è frammentato ed
inasprito dalla distorsione applicata. L'effetto così ottenuto consente al chitarrista di dominare la registrazione, guidando il
pezzo anche durante il ritornello.
Inoltre, Krieger
si produce in due assoli, consacrandone la semplice impostazione all’eminente
figura artistica di Chuck Berry.
La batteria di
John Densmore si muove dinamicamente tra il pattern tipico del surf rock (già
impiegato nella versione del ’66) mentre la creativa linea tracciata dal basso del
sessionman Ray Neapolitan si integra perfettamente nel clima diretto e ritmato del brano.
L’immediatezza rock
di “You Make Me Real” viene interpretata dalla voce di Jim Morrison con divertito
ardore, mettendo il suo inconfondibile timbro grave
e abrasivo al servizio di un tono potente ed appassionato.
Dal min. 2.03 al
min. 2.16, il cantante cita brevemente anche una delle parti vocali da lui già adoperate
in “Roadhouse Blues” (“Let it roll baby roll”), una composizione anch’essa
incisa nello stesso periodo e compresa all’interno dell’LP “Morrison Hotel”.
Complessivamente, si tratta di una performance vocale trascinante, la quale nobilita una canzone dal peso
specifico forse insufficiente per gli standard della band.
Pubblicata nel
marzo del 1970 come lato A dell’unico singolo tratto dall’LP “Morrison Hotel”,
la traccia raggiungerà solamente il 50esimo posto nella classifica americana
senza entrare in quella inglese.
Contestualmente
alla uscita sul mercato di “Morrison Hotel”, i Doors includono “You Make Me
Real” nei concerti che comporranno il tour promozionale del disco stesso.
Abbiamo scelto
una di queste occasioni (Detroit, maggio ’70, qui il link) come
rappresentativa dell’ultima delle quattro versioni esistenti di questo brano (1
- London Fog, maggio ’66; 2 - Aquarius Theatre luglio ’69; 3 - “Morrison Hotel”
fine ‘69, 4 - tour di “Morrison Hotel” gennaio-agosto ‘70).
Dal tempo
rallentato all’organo elettrico che sostituisce il pianoforte modificato, qui i
Doors non riescono a superare la registrazione dell’album, lasciando che la canzone svolga il ruolo di riempitivo tra altre composizioni più attese dagli spettatori.
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